Giulio II, la verità storica sul "Papa guerriero" e mecenate

Giulio II, la verità storica sul “Papa guerriero” e mecenate

Il Papa che gli storici considerano tra i fautori dell’unità d’Italia

Giulio II, al secolo Giuliano della Rovere, è uno tra i papi maggiormente discussi. Di lui viene spesso dipinta un’immagine pittoresca e molto romanzata.

La sua vita e il suo carattere contribuirono molto a formare questa convinzione, e certamente gli eventi di cui fu protagonista e promotore alimentano questa visione.

Giuliano della Rovere nacque ad Albisola (SV) il 5 dicembre 1443, da Raffaello e da Teodora di Giovanni Manirola. La sua educazione fu impartita dai Francescani. Entrò ben presto in convento a La Pérouse e aderì all’Ordine dei frati minori conventuali. A 28 anni, nel 1471,  fu ordinato vescovo di Carpentras, in Francia, dallo zio pontefice Sisto IV.

Nel corso dello stesso anno fu elevato cardinale ereditando lo stesso titolo di San Pietro in Vincoli che fu dello zio.

La carriera

La sua carriera fu quindi folgorante anche se macchiata da un esplicito nepotismo. Arrivò a reggere ben otto vescovadi, tra cui quello di Catania, in aggiunta all’Arcivescovado di Avignone.

Nel 1483 ebbe una figlia da Lucrezia Normanni, moglie del maggiordomo della Corte pontificia Bernardino De Cupis.

Fu un fiero oppositore del cardinale Rodrigo Borgia, e quando quest’ultimo fu eletto papa col nome di Alessandro VI si rifugiò a Ostia e poi a Parigi, passando da Genova. Nella capitale francese Giuliano convinse il re Carlo VIII a intraprendere la conquista di Napoli.

Col giovane monarca Giuliano entrò in Roma e iniziò a tramare per far deporre Alessandro VI, il quale riuscì sempre ad evitare il pericolo.

Nel 1503, alla morte di Rodrigo Borgia, Giuliano appoggiò la candidatura di Francesco Todeschini Piccolomini. Questi doveva essere un papa di transizione, anche considerando che era affetto da un male incurabile.

Nel progetto dei cardinali Papa Pio III (così scelse di chiamarsi il Piccolomini), avrebbe dovuto regnare quel tanto sufficiente da consentire una strategia a lungo termine ai “veri” candidati.

Purtroppo Pio III venne a mancare a soli 26 giorni dalla sua elezione, spiazzando tutto il collegio cardinalizio.

Giuliano diventa Giulio

Fu allora che Giuliano della Rovere riuscì a stabilire un’alleanza col figlio di Rodrigo, Cesare Borgia, e aiutandosi con la simonia ottenne anche l’appoggio della maggioranza dei cardinali. Fu dunque eletto papa e assunse il nome di Giulio II. Correva l’anno 1503.

Uno dei primi atti del nuovo papa, nonostante le assicurazioni e i patti intercorsi, fu l’allontanamento di Cesare Borgia, che fu esiliato in Spagna.

La sua cerimonia di incoronazione fu molto sfarzosa. Giulio II viveva infatti nel culto della propria persona, e intendeva associare la sua immagine popolare a quella di Giulio Cesare. Il nome fu assunto per questa ragione, oltre ad essere un’abbreviazione del suo stesso nome di battesimo. Il corteo che accompagnò il papa a ricevere la tiara passò sotto sette archi trionfali fatti appositamente erigere.

A questo punto si rivelò un volto nuovo del Della Rovere. Nel 1505 emanò una bolla circa la nullità delle elezioni macchiate da simonia (!). Nel 1506 istituì il corpo della Guardia Svizzera Pontificia, facendo disegnare le divise da Michelangelo Buonarroti.

In ambito di politica europea Papa Giulio II intervenne pesantemente sia in ambito diplomatico che politico, promuovendo tra l’altro la Lega di Cambrai e la Lega Santa. Riconquistò di fatto i dominii dello Stato Pontificio laddove i vecchi signori si erano riappropriati delle terre. Riuscì a pacificare Guelfi e Ghibellini.

La sua politica fu volta principalmente all’unificazione dell’Italia. Ancora oggi gli storici lo considerano un grande fautore di questo progetto, che seguì con caparbietà scacciando gli stranieri dalla penisola.

Il mecenate

Giulio II è ricordato però soprattutto come mecenate. Si devono a lui numerosissime tra le opere immortali che possiamo ammirare in Roma e in Vaticano.

Già nel 1503 nominò Bramante sovrintendente generale delle fabbriche papali, titolo che definiva una sorta di architetto generale. La prima commissione consistette in un collegamento tra il Palazzo Apostolico e la residenza estiva Belvedere.

Incaricò poi il Bramante stesso di ricostruire interamente la Basilica Vaticana, che era ancora quella costantiniana. Il progetto fu molto ardito e la vecchia basilica venne totalmente abbattuta.

Il progetto originario di Bramante era basato su una pianta a croce greca, ma fu poi abbandonato dai successori che preferirono la croce latina. Tra le idee del Bramante furono conservate però le dimensioni della navata e il diametro di 40 metri della cupola di San Pietro.

A Bramante furono affidate anche numerose commissioni urbanistiche nella città eterna.

Giulio vs Michelangelo

Nell’immaginario popolare Giulio II viene associato ai rapporti burrascosi con Michelangelo Buonarroti e alle opere che ne sortirono. Gli scontri caratteriali tra i due sono stati immortalati altresì in diverse opere cinematografiche.

Michelangelo fu convocato per la prima volta a Roma nel 1505 per affidargli la costruzione del grande mausoleo che avrebbe dovuto ospitare le spoglie del papa.

Il Buonarroti si impegnò allo stremo per reperire a Carrara i migliori marmi e con grande fatica li fece tradurre a Roma. Giunto nell’Urbe l’artista venne informato che il Papa non nutriva più molto entusiasmo per quest’opera. Giulio fu infatti convinto che non fosse una buona idea occuparsi della sua dimora per quando sarebbe morto, e preferì dirottare le finanze a scopi bellici (riconquista di Perugia e Bologna). Michelangelo, offeso, lasciò Roma e tornò a Firenze.

A Giulio II ci volle del buono e del bello per convincere Michelangelo a tornare. A nulla valsero lusinghe e minacce. L’occasione si presentò poi nel 1507 con la presenza del Papa a Bologna. Michelangelo fuse in suo onore una grande statua in bronzo, e Giulio II lo ingaggiò per ridipingere le volte della Cappella Sistina.

Nel 1508 fu allestito un ponteggio che occupava interamente metà della Cappella. Nel 1510 il ponteggio fu smontato per essere spostato nella seconda metà. Fu allora che Michelangelo ebbe occasione di vedere dal basso per la prima volta il suo lavoro, e decise di modificarlo. Variò infatti la scala dei soggetti, limitò il numero degli stessi, e aumentò la drammaticità delle espressioni.

Gli altri grandissimi artisti

Giulio II non si avvalse “solo” dell’opera di Bramante e Buonarroti. Gli artisti che furono chiamati a Roma da Giuliano della Rovere hanno nomi immortali. Possiamo enumerare  il Perugino, il Sodoma, Baldassarre Peruzzi, il Bramantino, Lorenzo Lotto e Johannes Ruysch, a cui nel 1508 si aggiunse Raffaello che fu fatto chiamare su consiglio di Bramante.

Un personaggio controverso

Giulio II fu ferocemente criticato da Erasmo da Rotterdam e da Lutero. Fu invece ammirato da Guicciardini e Macchiavelli. Lo stesso Giuliano della Rovere in punto di morte espresse un giudizio emblematico sulla propria vita: “Quando sarò davanti a Dio metterò gli affreschi della Sistina come riparazione ai miei peccati“.

Il “Papa guerriero” morì il 21 febbraio 1513, a Roma e le sue spoglie riposano all’interno della Basilica di San Pietro nella tomba progettata da Michelangelo in dimensioni più ridotte.

 

   

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